Personaggi storici

I personaggi storici del Comune di Rocca di Cambio.

Immagine principale

Descrizione

S.E. MONS. DOMENICO MARINANGELI
Mons. Domenico Marinangeli era nato il 4 agosto 1831 a Rocca di Cambio, da Carmine e Rachele Tomassi. Una famiglia assai distinta, agiata e profondamente cristiana. Nel paese natio il suo primo educatore fu lo zio Eusanio Marinangeli, abate parroco di Rocca di Cambio. Il piccolo Domenico, di ingegno assai vivace, fu poi condotto a L'Aquila nel collegio di San Francesco tenuto dai PP. Gesuiti. Compiuti gli studi letterari e filosofici, si trasferì a Roma applicandosi con successo alle scienze teogiche giuridiche. Ordinato sacerdote, tornò a L'Aquila su invito del suo Vescovo. Giovane dai modi signorili e di facile eloquio, insegnò nel Seminario aquilano. La sua cultura e le sue virtù lo misero presto in evidenza, tanto che il Sommo Pontefice Leone XIII, nel marzo 1882 lo promosse alla sede vescovile di Foggia. Il 1 luglio 1893 fu trasferito alla sede arcivescovile di Trani, Barletta e Bisceglie. Nel 1898 fu chiamato a Roma e elevato alla dignità di Patriarca Latino di Alessandria d'Egitto. Circondato da grande stima morì a L'Aquila il giorno 8 marzo 1921 nel proprio palazzo sito in Via Cimino. L'elogio funebre fu tenuto da Mons. Pietropaoli.

 

S.E. MONS. ALESSANDRO BAVONA
A Rocca di Cambio nacque l'11 maggio 1856 Mons. Alessandro Bavona da Agostino e Elisabetta Lolli.
Suo primo educatore fu lo zio materno don Benedetto Gialloreti.
Compiuti gli studi letterari nel Seminario diocesano, si trasferì a Roma dove seguì gli studi teologici e giuridici
a conclusione dei quali fu ordinato sacerdote. Fu professore di Diritto canonico nel Pontificio Seminario romano e minutante della Sacra
Congregazione degli affari straordinari presso la Santa Sede.
Avviato alla carriera diplomatica nel maggio dei 1893 fu nominato Uditore di Nunziatura a Madrid.
Il 21 aprile del 1901 fu elevato alla dignità Arcivescovile e inviato come Delegato Apostolico
nelle repubbliche americane dell'Ecuador, Perù e Bolivia. Il 12 novembre del 1907 fu nominato Nunzio Apostolico
presso il più grande Impero europeo, quello Austro-Ungarico, con residenza a Vienna.
Purtroppo il suo fisico accusò il repentino cambiamento di clima, da quello torrido del Sudamerica al gelido inverno austriaco.
Colpito da un attacco di polmonite morì il 20 gennaio del 1912.

 

S.E. MONS. CARLO PIETROPAOLI
Grande è stato il ricordo lasciato dal terzo Vescovo originario di Rocca di Cambio che per dottrina e virtù non comuni raggiunse i più alti gradi della gerarchia ecclesiastica: Mons. Carlo Pietropaoli. Nacque il 24 maggio dei 1857 da Luigi e Carmela Bavona. I suoi primi educatori furono lo zio materno, come per il Bavona, don Benedetto Gialloreti e gli zii paterni don Eusanio Pietropaoli e il dott. Romualdo Pietropaoli medico chirurgo. Carlo fin dalla fanciullezza mostrò ingegno vivace. Entrato nel Seminario Diocesano vi rimase sino al compimento degli studi letterari e passò poi a Roma per seguire gli studi teologici e giuridici. Ordinato sacerdote il 22 maggio 1880 da Mons. Vicentini ne fu per alcuni anni segretario. Fu professore molto apprezzato di lettere nel Seminario de L'Aquila e Canonico della Cattedrale, oltre che poeta e scrittore. Eletto Vescovo di Trivento il 30 marzo 1897 e consacrato il 25 aprile dello stesso anno dal Cardinale Parocchi fece il suo ingresso solenne a Trivento il 14 novembre del 1897. Qui rimase fino all'inizio del 1913, anno in cui fu elevato alla dignità arcivescovile e nominato da Pio X Delegato Apostolico nella Repubblica dei Venezuela. Nel 1921 in occasione delle celebrazioni del centenario del indipendenza della Repubblica del Perù, vi fu inviato in missione straordinaria come messo del Papa. Durante il viaggio nelle città sudamericane fu oggetto di particolari attestazioni di stima e di omaggio. Mentre si preannunciava per lui prossima l'ascesa alla dignità cardinalizia fu colpito, come avvenuto a Mons. Bavona. da improvvisa malattia a seguito della quale cessò di vivere il 29 giugno 1922.

 

S.E. MONS. VITTORIO OTTAVIANI
Vittorio Ottaviani aveva solo 10 anni quando insieme al fratello Pasquale lasciava Rocca di Cambio, il paese che lo aveva visto nascere il 15 ottobre del 1915 per entrare nel Seminario de L'Aquila. Trasferitosi a Chieti approfondire gli studi filosofici, aveva frequentato il locale liceo filosofico e nel 1933 era entrato nel Seminario Maggiore. Conseguita la laurea in teologia sacra, fu ordinato sacerdote il 1 marzo 1938 a Roma. Contemporaneamente aveva frequentato il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana dove nel 1941 aveva conseguito la laurea in archeologia con uno studio originale su San Vittorino Martire di Amiterno e le sue catacombe. Tornato in Diocesi, fu parroco di Rocca di Mezzo fino al settembre del 1942. Successivamente fu nominato Cancelliere della Curia de L'Aquila carica che ricoprì sino al 1946 allorché fu nominato Vicario Generale. Frattanto insegnava latino e greco nel Seminario ed esercitava il ministero sacerdotale presso la Chiesa di Cristo Re. Nel 1949 entrò nel Capitolo Metropolitano de L'Aquila e nel 1961 divenne Arcidiacono.
Il 20 dicembre 1962 alla presenza di una folta delegazione di concittadini e di autorità, fu nominato Vescovo di Alatri.
Ricevette la consacrazione dal Cardinale Confalonieri e lo stesso anno entrò nella sua Diocesi.
Successivamente divenne Vescovo di Avezzano. Ha vissuto gli ultimi anni delle sua vita a L'Aquila.

 

DON GIOVANNI SANTARELLI
Il 15 agosto del 1968 Don Giovanni Santarelli, parroco di Rocca di Cambio per alcuni decenni, alla presenza della popolazione tutta che gli tributò una simpatica manifestazione di affetto, passò le consegne a Don Paolo Miccoli. Motivi di salute e superati limiti di età lo avevano costretto alle dimissioni.
Era nato a Bagno nel 1886. Dopo essersi laureato in Teologia, Filosofia e Diritto, celebrò la prima S. Messa nel 1912 e, dopo aver preso parte alla prima guerra mondiale come tenente Cappellano, prese possesso nel 1919, della nostra Parrocchia e dell'Abbazia di Santa Lucia.Nel corso di quasi 50 anni del suo ministero aveva celebrato 404 matrimoni, 796 battesimi ed aveva accompagnato 692 morti. A ricompensa del suo eccezionale attaccamento era stato nominato Canonico Onorario del capitolo della Cattedrale de L'Aquila dall'arcivescovo de L'Aquila Mons. Costantino Stella. Per ricordare la Figura di don Giovanni riportiamo un passo preso da Mondo Cagno:
«Il non vederla celebrare più la Santa Messa ci ha fatto scoprire quanto fossimo ormai affezionati a Lei, al suo umore variabile, più spesso burbero ma tante volte allegro, alla sua voce stentorea e, confessiamolo, un pò stonata. Tra i mille ricordi di quando venivamo a scuola quello ancora indelebile riguarda il suo ciuffo sulla fronte dalla cui disposizione si arguiva l'umore della giornata».
Ecco, invece, come lo ricordava Padre Emilio D'Angelo sulle pagine de L'Altipiano:
Si è spento il 26 agosto 1971 Don Giovanni Santarelli uno dei personaggi più noti di Rocca di Cambio e, forse di tutto l'Altipiano.
A Rocca di Cambio, dopo gli studi coronati da tre lauree, dopo una prima esperienza pastorale in Roma, dopo il servizio militare nella guerra del 1915-18, si fermò per oltre mezzo secolo di cui quarantasette anni come parroco. Una figura complessa, spesso discussa per vicende di ordine vario, per i suoi atteggiamenti, per il suo carattere impetuoso. Le persone di una certa età lo ricordano, oltre che prete, quale conduttore di azienda agricola, a quell?epoca una delle più importanti di Rocca di Cambio:
lo ricordano professore dei ragazzi di scuola media inferiore e superiore: lo ricordano immerso nelle varie competizioni paesane; lo ricordano ricostruttore delle tre Chiese, della casa canonica, etc.
Per cercare di capire la figura di Don Giovanni si deve partire da un punto che ritengo pacifico per tutti: era un uomo vero di una straordinaria vitalità, dal fisico robustissimo, dall?intelligenza viva e versatile rimasta lucida fino alla fine.
Si dette soprattutto all'insegnamento. Rocca di Cambio aveva solo la scuola elementare. Chi intende va proseguire gli studi si trovava in grande difficoltà. La casa di Don Giovanni si trasformò in scuola. Siccome le classi dei ragazzi non coincidevano, le lezioni duravano tutto il giorno: è un?altra delle sue esagerazioni!
Forse è proprio questa l'attività che ha portato maggior beneficio tra la nostra popolazione: molti diplomati debbono a Don Giovanni la loro carriera. Senza Don Giovanni sarebbero stati costretti a prendere la via dei lavoro a quattordici anni perché le famiglie noti potevano permettersi il lusso del collegio. Ma non dimentichiamo che Don Giovanni è stato Prete. E ha fatto il Prete. Non si è limitato all'amministrazione dei Sacramenti ed alla Messa. Ha curato le associazioni; per un certo tempo ha pubblicato un bollettino parrocchiale: ha promosso missioni e, di tanto in tanto, quando era necessario, ha dato la sua opera alle parrocchie viciniori.
A livello personale è stato consigliere ricercato ed ascoltato, specialmente nelle difficoltà. Fatto di notevolissima rilevanza dal punto di vista religioso, il popolo di Rocca di Cambio, con Don Giovanni non parroco, ha espresso quattro sacerdoti di cui uno è diventato Vescovo.
Per tutta questa attività Don Giovanni si presenta come una figura che si è fusa con l?indole che lo caratterizzava e con l?ambiente al punto da diventarne un esponente tipico.
Con lui si chiude in un certo senso un pezzo di storia di Rocca di Cambio, quello che lo ha visto protagonista battagliero delle varie cause, più o meno azzeccate, e che trovò spesso sfogo, e che sfogo, nelle sue prediche irruenti.
Per questo non esito ad affermare che quando noi, e siamo i più, destinati a vivere fuori Rocca di Cambio, torneremo al nostro paese e lo ritroveremo senza Don Giovanni, avremo la sensazione che ci mancherà qualcosa. Con la morte egli si è portato via un pezzettino di ciascuno di noi.

 

Prof. UGO MARINANGELI
Era nato a Rocca di Cambio nel 1917. Trasferitosi a Roma nel 1944. aveva insegnato dal 1945 al 1959 all'Istituto d'Arte. Nel 1959 gli era stata affidata la direzione dell'Istituto d'Arte di Anagni. Nel periodo bellico e in quello successivo aveva frequentato numerosi artisti impegnati nel campo della scultura e della pittura. Fra questi fu ottimo amico di Gutttuso, Mazzacurati, Brunori, Greco e La Regina. Le sue opere più importanti, frutto di studio e di progetti, erano forme piene e compatte nei nudi femminili in piperino e ceramica. I suoi disegni ritraevano soggetti semplici ma molto significativi di un Italia ingenua e contadina, per la maggior parte frutto del ricordo della giovinezza trascorsa a Rocca di Cambio: la madre con i segni dell'età sul volto e le mani in grembo, il somaro con il pesante basto, il bue pigro e la ciociara in costume. Negli ultimi anni della sua vita Ugo Marinangeli, da molti apprezzato come valente scultore, aveva lavorato isolato senza rinunciare all'impegno gravoso costituito dalla direzione dell'Istituto d'Arte di Anagni. Numerose le sue mostre e le pubblicazioni, così come gli attestati ed i riconoscimenti. Una delle sue ultime personali era stata intitolata « Marinangeli satirico» per i ritratti grotteschi e satirici di famosi uomini politici: da Nixon ad Hitler ad Andreotti.
Le sue opere figurano in collezioni private e nelle più note gallerie d'arte in Italia e in Europa. Aveva anche realizzato tre pale d?altare in ceramica per il Getsemani di Paestum ed un complesso di opere per l'Arcidiocesi di Portland nell'Oregon (Usa).
Morì a Roma nel 1990. Nel Comune di Rocca di Cambio sono esposte una foto che lo ritrae davanti alla porta di casa ed una sua scultura dal titolo «Somaro», dono della moglie alla popolazione.

 

Cap.Med. AGNIFILI ELIA
Poiché la piazza principale di Rocca di Cambio è intitolata al Cap. Med. AGNIFILI ELIA, sono state fatte delle ricerche per poter raccogliere notizie approfondite e più particolareggiate. ma nessuno è stato in grado di fornirle. Solo in Comune è stata trovata una delibera, risalente al 20 agosto 1943. con la quale, l'allora Consiglio Comunale, con a capo il Podestà Ettore Nissi, disponeva l'intitolazione della piazza a questo nostro concittadino. Tale decisione era così motivata: «Per lo spirito di sacrificio, per l'umanità e per l'abnegazione con la quale, come volontario, aveva prestato la sua opera di medico, in prima linea, nella guerra del '15 - '18, a soccorso di quanti ne avevano avuto bisogno.» Sempre nell'adempimento del proprio dovere morì nel Mare di Sicilia, il 24 maggio deI 1941, nell'affondamento della nave militare «Conte Rosso» su cui si era imbarcato per essere destinato in zona di operazioni in Africa. In precedenza la piazza era denominata: «Piazza XXVIII Ottobre».

 

Ins. FRANCESCO BENEDETTI
E' stata una delle più belle figure della vita paesana di Rocca di Cambio. Era il maestro di cui tutti i ragazzi, ma anche qualche adulto, temevano la severità e nello stesso tempo ammiravano la cultura, la preparazione, l'abnegazione e l'amore con cui seguiva i «suoi» alunni.
Era un maestro di scuola ed un maestro di vita. Un insegnante vecchio stampo. severo, sempre pronto al rimprovero, quando serviva, ma anche un padre ed un consigliere ricercato ed ascoltato, era un uomo di fede. cattolico, che seppe affrontare con grande coraggio e tanta forza le traversie che la vita gli riservò.
Tutti ne ammiravano la modestia, l'umanità e l'umiltà.
Veniva da Assisi e gli fu assegnata la sede di Rocca di Cambio e qui rimase, fino alla pensione, per 40 anni. Sposò a Rocca di Cambio zia Clotilde ed ebbe 5 figli di cui uno solo, Padre Ismaro, sopravvisse alle malattie che in quegli anni arrecarono tanti lutti al paese.
Somigliava moltissimo ad Alfred Hitchcock e, quando si parla di lui, ancora oggi. molti lo ringraziano perché devono al suo insegnamento l'essersi affermati nel mondo come capocantiere ed imprenditori. Dopo la pensione, nei primi anni 50, non ce la fece ad osservare le aule ed i ragazzi non più «suoi» e se ne andò a Marina di Minturno (Lt) dove il figlio Padre lsmaro aveva realizzato e portava avanti, come Missionario del Sacro Cuore, la casa per gli orfani di guerra.

 

I FRATELLI MASCITTI
(da uno scritto di Padre Ismaro Benedetti su L'Altipiano)
Dopo tanti anni ho rivisto in paese Leonida Mascitti espatriato in Francia con i genitori con i Fratelli a soli 11 anni dopo aver fatto a Rocca di Cambio appena la terza elementare col Maestro Benedetti, mio padre. In paese era difficile sfamare tante bocche e più difficile era dare un avvenire a 5 Figli. Dopo qualche anno persero prima il padre e poi la madre. I fratelli stettero insieme a lavorare fino al lo scoppio della seconda guerra mondiale. Leonida, che per sua scelta aveva voluto mantenere la nazionalità italiana, pur avendo in Francia tutti gli interessi e la Famiglia, tornò in Italia dove fu arruolato e fece il suo dovere come alpino del 18° reggimento di stanza a L'Aquila. Tornato in Francia partecipò alla lotta partigiana contro i tedeschi, nel gruppo dei garibaldini. Il 27 agosto 1944 gli americani liberarono il paese e Leonida, tra l'indignazione degli alleati e della popolazione, riuscì a issare sul balcone del Municipio la bandiera italiana, insieme a quella francese, inglese ed americana: gesto temerario che poteva procurargli gravi conseguenze.
Invece su Leonida si concentrarono subito la stima e l?ammirazione dello Stato Maggiore del generale Patton che dapprima si servì delle sue rinomate cave di pietra e della sua maestria nel riparare le strade rovinate dalla guerra e, poi, lo nominò giudice di guerra dei numerosi prigionieri italiani. Egli. insieme agli ufficiali americani, doveva esaminarli uno per uno per vedere se erano stati fascisti e come si erano comportati durante la guerra.
Occorrevano tatto e decisione e Leonida, italiano convinto, con veri stratagemmi e strizzatine d'occhio, riuscì a far salvi tutti con meraviglia e stupore degli ufficiali che avrebbero voluto qualche capro espiatorio. Ma il giudice era lui e per di più inappellabile.
Chiuso questo periodo, il cui ricordo è ancora vivo nella sua mente, si butta a capofitto nel lavoro e costruisce, per conto dello Stato, 4 grandi centrali idroelettriche e realizza la canalizzazione del Reno. Nel cuore dell'Alsazia riusciva a creare un imponente complesso turistico con lago, camping, ristoranti e numerosi sports all'aperto.
Con tutti questi interessi e con la famiglia creatasi in Francia, Leonida è ostinato a restare italiano ed ha promesso di tornare a Rocca di Cambio per un più lungo periodo.
Qualche anno fa questo giornale parlò del fratello Nino che, in questi anni, oltre a realizzare grandi progressi con la sua industria della pietra si è imposto all'opinione pubblica francese e alle massime autorità di cui è diventato confidente e consigliere quale presidente delle Opere d'Arte e che, spesso, i francesi vedono ed ascoltano in televisione.
E stato nominato Cavaliere al merito nazionale e Cavaliere dell'ordine di Malta.
Chi in Francia non conosce il suo Museo della pietra: immense gallerie sotterranee dove puoi trovare ristoranti, Chiesa, sculture pregiate, la riproduzione del Colosseo, dell'Arco di Tito e della Lupa romana. Leonida morì il 22.12.1992 - Nino il 27.03.1981.

 

CAVALIERE DEL LAVORO ALDO JACOVITTI
E' nato a Roma il 18 aprile del 1923 e si è laureato in Economia e Commercio. Ha frequentato l'Accademia della regia Guardia di Finanza uscendone sottotenente in Spe nel 1945. (Nel 1994 è stato nominato maggiore ad honorem).
Congedato, ha iniziato a lavorare nell'azienda di famiglia, la C.L.A.S.A. Petroli S.p.A.creata dal padre nel 1936. Assunta la carica di amministratore delegato le conferiva in breve tempo, anche con la collaborazione del fratello Elio prematuramente scomparso, una dimensione nazionale con la costituzione delle filiali di Bari. Palermo. Napoli, Torino, Padova, Firenze. Perugia, San Benedetto del Tronto e Milano. Alla scomparsa del padre. nel 1967, diventava presidente dell'azienda fino al 1986, anno in cui alla proprietà subentrava lAgip Petroli S.p.A.
Il Dr. Aldo Jacovitti ha ideato, inoltre, il lancio in Italia dei lubrificanti « Kendal » dopo un contratto da lui stipulato nel 1953 a Bredford (Pensylvania) Questa iniziativa fu oltretutto di grande prestigio in quanto tutta la rete stradale della C.L.A.S.A. Petroli assunse in Italia il famoso marchio americano. In riconoscimento della sua attività imprenditoriale, con importanti ricadute di carattere economico e sociale, Aldo Jacovitti nel 1969 veniva nominato Cavaliere del Lavoro per il settore petrolifero. Aldo Jacovitti è anche Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica italiana, mentre il 15 gennaio del 1969, fu proposta del Vescovo de L'Aquila S.E. Costantino Stella, il Santo Padre Paolo VI gli conferiva l'onorificenza pontificia di commendatore di San Gregorio Magno.
Sin dalla prima fanciullezza Aldo Jacovitti ha soggiornato durante le vacanze scolastiche a Rocca di Cambio (dove ha frequentato Bernardino Colorizio. uomo colto e di grandi virtù personaggio carismatico di quel periodo e politicamente molto impegnato. Questo attaccamento alle «sue» origini ha portato Aldo Jacovitti ad impegnarsi sempre di più per la sua terra assumendo per tre amministrazioni la carica di Sindaco e portando il Comune ai più alti livelli di sviluppo economico, sociale e sportivo. Non va dimenticato che in quel periodo, siamo negli anni '60, Rocca di Cambio fu sede della tappa di tre Giri ciclistici d'Italia con importanti riflessi anche a livello di immagine.
Ha lasciato l'incarico di Sindaco nel 1966 quando ha iniziato una nuova attività imprenditoriale con la creazione della stazione sciistica di Campo Felice, di cui si parla più ampiamente in altra pagina del presente volume.
E' stato, inoltre, promotore del progetto, per la verità un po profetico e tanto ambizioso, di gemellare Saas Fee (da sempre una delle stazioni svizzere più esclusive delle Alpi) con Rocca di Cambio, a quei tempi senza un impianto di risalita e, pertanto, abbastanza sconosciuta. Unico punto in comune, tra i due centri montani, il fatto che in quell'anno le due località furono insieme sede di tappa del Giro d'Italia.
E' sua anche l'iniziativa di trasformare in Hotel Cristallino l'immobile precedentemente destinato a dependence dell'Hotel Montecagno ed è sua l'idea della realizzazione della lottizzazione dei Cerri che avviò nel 1965.
Ha fondato, con la collaborazione delle figlie Silvia, Nicoletta ed Antonella, la C.L..A .S A. Immobiliare, società per azioni proprietaria di complessi edilizi.

 

GEOM. ERNESTO DI STFEFANO
Ernesto Di Stefano era nato a Rocca di Cambio nel 1915. Si era trasferito a Roma intorno agli anni 50 dove viveva con tutta la famiglia e dove insegnava. Trascorse lunghi periodi della sua gioventù ma anche il primo dopoguerra, a Rocca di Cambio dove cercò di movimentare le solite, monotone serate rocchicagnesi con le sue commedie, che lo avevano visto protagonista anche nel campo di concentramento in Africa, le sue poesie, le satire e le sue parodie.
Spesso era accompagnato dal pianoforte ma anche dalla fisarmonica di zia Brunilde, sua moglie diplomata al conservatorio di S. Cecilia, e trascinava tutti in quei canti che ancora oggi vengono spesso intonati. Chi non ricorda: «Quisse i Ila Rocche sarria meje inne parlà  manche le pane - se sapevene spianà»
Autore di volumetti di poesie fu molto apprezzato per quelle simpatiche ed argute in dialetto romanesco che esprimevano «con humor e filosofia la sua paziente ed acuta analisi dell'uomo nei molteplici aspetti del suo vissuto quotidiano» come ebbe a scrivere l'allora assessore alla cultura del comune di Roma dr. Cutolo. E l'attore Paolo Panelli così volle congratularsi con l'autore per il volume «Cose succose» finito di stampare nel gennaio del 1988: «I suoi versi sono arguti intelligenti e spiritosi. Sono un po cultore delle cose romanesche. Ho letto tanti sonetti romaneschi ma i suoi sono particolarmente efficaci nella costruzione del verso, delle, rime, senza alcuna fatica letteraria...».
Altri volumetti scritti nel periodo romano sono così intitolati: «Poesie d'Autunno», «La zanzara» e «Er bipede sapiente». Aveva scritto anche una parodia della Divina Commedia, una satira dei tempi moderni in chiave ironico-umoristica. Morì a Roma nel 1993.

 

BERNARDINO COLORIZIO
Nacque a Rocca di Cambio il 24.9.1875 da Giuseppe. Colorizio e Domenica Di Stefano. Giovanissimo emigrò nel Nord Italia dove più forte ferveva la ripresa industriale. Autodidatta si specializzò nelle costruzioni ferroviarie lavorando con una propria impresa nel Triveneto, in Austria e in Francia. Formò famiglìa sposando Angela Di Stefano ed inculcò nei figli il suo spirito libero, la fantasia, l'amore per la cultura, specialmente per la musica classica. Nel 1910 costruì a Rocca di Cambio una palazzina che fu sempre stimata come la più bella del paese e che divenne centro di ritrovo per amici e parenti. Visse e lavorò a lungo a Roma sempre chiamando con sé molti compaesani. Aderì attivamente al parito socialista italiano e divenne amico di Giacomo Matteotti. Ciò gli valse il confino politico in Calabria nel 1935. Ne uscì presto ed emigrò ancora in Africa italiana. Morì il 22.12.1941 lasciando il ricordo vivissimo della sua generosità e del suo carisma.

 

PASQUALE MORGANTE
Pasquale Morgante nacque a Rocca di Cambio il 29.4.1897 da Biagio e Consolina Franceschi.
Frequentò le scuole elementari che nel paese si arrestavano alla 3a classe e conseguì la licenza di 5a a L'Aquila. Ben presto iniziò la vita dell'emigrante: dodicenne andò in Svizzera dove lavorò con altri paesani . Era partito da pochi mesi per svolgere il servizio militare quando, improvvisamente morì il padre. Rimase così a dover provvedere al sostentamento della sua numerosa famiglia. Prese parte alla guerra 1915-1918 nel corpo degli alpini come caporale maggiore. Combatté sul Monte Grappa e sul Piave dove fu fatto prigioniero e portato in Austria. Ritornato in patria, alla fine della guerra riprese l'attività lavorativa nel campo dell'edilizia alla quale si dedicò con abnegazione e con passione per tutta la vita; attività che lo portò a vivere lontano dal paese e alla conoscenza dì tanta gente.
Nel 1926 contrasse matrimonio con Carmela Nissi e da tale unione nacquero quattro figli. Dal 1951 partecipò all'Amministrazione comunale di Rocca di Cambio per ben quattro legislature con vari incarichi appoggiando con tutte le sue forze la grande iniziativa di Campo Felice.
Trascorse gli ultimi anni della vita a Rocca di Cambio dove morì il 7 febbraio 1981 all'età di 84 anni.

 

Magg. Benedetto Lolli (Medaglia d'Argento al V.M.)
Il Piazzale di Rocca di Cambio, quello, per intenderci, dove sono l'ex Montecagno Hotel, il Bar Kendall ed il distributore di benzina, è intitolato al Magg. Benedetto Lolli e per questo è più che opportuno riportare di seguito, la motivazione per cui gli fu assegnata la Medaglia d'argento al valore militare.
Il Cap. R.E., osservatore in S.p.e. Lolli Benedetto ha preso parte con la 119 squadriglia alle operazioni sul fronte occidentale distinguendosi per aver compiuto le missioni affidategli, spesso con condizioni proibitive di tempo su territorio alpino e su zone battute da intenso fuoco nemico di contraerea. Trasferitosi con la 119a prima a Nostar (Croazia) poi sul fronte russo, collaborava validamente al brillante trasferimento del suo reparto meritandosi un elogio per il comportamento tenuto durante un atterraggio fuori campo, a pieno carico, subito dopo il decollo.
Grazie a questo suo comportamento le proporzioni dell'incidente venivano limitate alla sola perdita del velivolo che altrimenti avrebbe potuto incendiarsi. Raggiunta con la sua squadriglia la base di Wriwoirog prendeva parte alle operazioni per la conquista della sponda sinistra del Dnjeper e dimostrava slancio e audacia nel portare a termine le esplorazioni condotte fino al limite della autonomia consentita dal velivolo. Trasferitosi successivamente nella base avanzata di Stalino riprendeva con entusiasmo la propria attività instancabile e partecipava a voli difficili sulle linee ed in profondità del territorio nemico superando le aspre difficoltà imposte da bufere di neve e da bassissime temperature. Durante le operazioni dei primi giorni di dicembre, sul cielo di Worejchilowak, il suo aereo veniva attaccato da due caccia nemici che lo impegnavano in aspro combattimento. Cooperando con il pilota nella manovra difensiva e dirigendo la manovra di fuoco riusciva a sventare l'attacco. Benché il velivolo fosse stato colpito in parti vitali proseguiva nella propria missione incurante dei fuoco contraereo nemico che era stato concentrato sul velivolo stesso. Lasciando il cielo, a missione ultimata, e rientrando alla propria base riportava interessanti notizie e rilievi fotografici.
A suo nome il Dott, Aldo Jacovitti Sindaco, ha intestato il Piazzale all'ingresso del centro abitato.

Modalità di accesso:

Accesso libero su strada asfaltata

Indirizzo

Contatti

  • Telefono: 08621720031

Pagina aggiornata il 30/08/2024